Tutto trova il giusto spazio, con la Maxicono degnissima ed orgogliosa, pur, ad occhio, peggio trattata dagli anni.Tutto troverà apoteosi, nelle parole a fatica smaltita, con Zorzi che chiederà quel coro che gli piegava le gambe, ma dentro vi scoprirà anche mani nobili a battergli, come si usa coi migliori, il ritmo della stima.E con Lucchetta, che lasciando della sua ironia solo il tono della voce, metterà ideale inchiostro sul sentirsi modenesi.Senza sconti a chi di qui non è, e in fin dei conti non poteva essere:il sussiegoso assente, Gian Paolo Montali.Finirà poi, la meraviglia, con abbondanza di autografi e giro d’onore, mentre col naso alto si guardan le immagini
preziose, targate Antenna 1, del tempo che fu.
Riportato, con sorrisi e poi con grinta, dai guerrieri in campo.Anche Parma non ci sta a lasciar strada, ma i buoni, a volte ottimi, sprazzi del trio Giani-Bracci-Zorzi possono meno, davanti a chi cambia Bertoli con Bernardi, numero 9 spartito con l’imponenza
di Raul.Quasi commoventi, c’è da dire, certi colpi di talenti che tanto hanno da insegnare ai muscolari odierni.Veloci, si dissolvono nell’atmosfera in cui tutto trova il suo spazio.Come l’abbraccio a Van de Goor, come l’invocato Peppino Panini.Padre di
un’epoca.Parsa ancor più grande, ieri sera, vedendo quanto ha tessuto, alimentato, innalzato.In un pugno di ore mitiche, organizzate a puntino dall’erede Antonio, e di cui resta moneta nella beneficenza.
Fatta anche ai nostri cuori, in fin dei conti.